
Il riassunto degli accordi di Bretton Woods è semplice: è un momento storico epocale poiché segna l’inizio del sistema monetario internazionale. In breve, si tratta del sistema di regole che scaturì dalla conferenza che rimase in vigore per vent’anni dopo la seconda guerra mondiale.
In sintesi, con gli accordi di Bretton Woods sono nati il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca mondiale. La conferenza che diede vita al sistema di regolazione dei cambi internazionali ebbe luogo dal 1 al 22 luglio del 1944. In quei pochi ma importanti giorni, i rappresentanti di 45 Paesi non comunisti si incontrarono a Bretton Woods nel New Hampshire (Stati Uniti D’America). Essi si accordarono sulla creazione di un sistema di liquidità internazionale e un regime di cambi che avrebbero dovuto essere gestiti dal FMI.
L’importanza degli accordi di Bretton Woods risiede nella circostanza che fu la prima volta in cui si formalizzò un protocollo di norme a livello mondiale che stabiliva le regole di funzionamento per il sistema monetario internazionale. L’obiettivo era di creare una struttura di politica monetaria che garantisse la stabilità economica delle nazione che presero parte alla conferenza.
In sintesi, nel quadro degli accordi scaturiti dal congresso di Bretton Woods, i tassi di cambio delle valute dei Paesi membri del Fondo Monetario Internazionale venivano fissati in base all’oro o al Dollaro. In realtà soltanto il Dollaro era convertibile in oro, al prezzo fisso di $35 per oncia. I membri si accordarono per mantenere stabile il valore delle proprie divise, vendendole o comprandole, entro il limite dell’ 1% in più o in meno della parità fissata in quell’occasione. Inoltre, si impegnarono a informare il FMI su qualsiasi variazione della parità.
Gli accordi di Bretton Woods stabilirono anche che per aumenti superiori del 10% alla parità dovessero essere autorizzati al Fondo. Le regole, infatti, prevedevano che variazione dei tassi di cambio potessero avvenire unicamente nel caso in cui la Bilancia dei Pagamenti del Paese coinvolto fosse in uno stato di “squilibrio di base”.
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Accordi di Bretton Woods: gli interventi del FMI verso i Paesi Membri in crisi
Riassumendo, gli accordi di Bretton Woods vedevano il Fondo Monetario Internazionale come la principale istituzione che interveniva in caso di crisi dei Paesi Membri. Per gli Stati che attraversavano difficoltà temporanee della Bilancia dei Pagamenti gli accordi prevedevano due tipi di riserve internazionali:
- Riserve detenute dal FMI che erano relativamente limitate. I Paesi membri depositavano una quota in valuta nazionale ed anche in oro (fino al 1976), presso il Fondo stesso. Tale quota veniva fissata in base all’importanza della Nazione. Il Fondo, poi, impiegava tali depositi per concedere prestiti alle Nazioni in difficoltà, oppure usava anche le sue riserve di Diritti Speciali di Prelievo.
- Valute nazionali. Anzitutto il Dollaro, ed anche, per larga parte del vecchio Impero Britannico, la Sterlina. Poiché il Dollaro era convertibile in oro, esso divenne in maniera sempre maggiore la Valuta di Riserva. Possedeva infatti tutte le caratteristiche che una Valuta di Riserva deve avere: un valore stabile rispetto alle altre monete, convenienza e pronta accettazione nei regolamenti internazionali.
Il riassunto degli accordi di Bretton Woods: la fine dei patti
Inizialmente, gli impegni esteri in Dollari erano coperti da oro, ma nel corso degli anni 60 il debito americano superò le riserve aurifere. A quel punto la stabilità della moneta a livello internazionale dipese unicamente dalla fiducia del Dollaro in sé.
Nell’agosto del 1971 anche la fiducia nella divisa americana venne distrutta: le difficoltà economiche degli Stati Uniti, causate dal loro crescente impegno nel Vietnam, costrinsero il Presidente Nixon a svalutare il Dollaro. Nixon fece passare il prezo dell’oro da 35 a 38 Dollari l’oncia e, in un istante, le riserve delle banche mondiali si ridussero di valore.
Dopo mesi di instabilità e di confusione e al termine di una specie di braccio di ferro con gli Stati Uniti, i Paesi industrializzati giunsero, nel dicembre di quello stesso anno, ad un nuovo accordo sul riallineamento delle valute, noto come Accordo di Washington.

Gli accordi di Bretton Woods – o per lo meno la parte che riguardava i tassi di cambio – avevano fatto il loro tempo. Nel 1973, infatti, si consentì la libera fluttuazione di tutte le divise più importanti.
Il Fondo Monetario Internazionale post accordi di Bretton Woods
Con la fine degli accordi di Bretton Wooods il Fondo Monetario Internazionale ha cambiato il proprio ruolo. Esso ora pone attenzione alle politiche macroeconomiche delle Nazioni aderenti, da cui dipende il valore delle divise. L’obiettivo del Fondo è di bilanciare gli squilibri della Bilancia dei Pagamenti dei Paesi aderenti.
Ciò avviene attraverso l’erogazioni di prestiti a lungo termine vincolati all’osservanza di specifiche condizioni e a piani di rigoroso consolidamento macroeconomico. Con l’avvento dell’Euro il Fondo interviene, in prima istanza insieme all’UE, nei piani di salvataggio dell’Euro-area.